In questo articolo andremo a conoscere come si fa il Franciacorta e quali sono le fasi che alla fine ci permettono di portare sulle nostre tavole un prodotto Italiano che può tranquillamente rivaleggiare con una gran quantità di Champagne.
Vigneto e uve
Il Franciacorta è prodotto, seguendo quanto descritto dal disciplinare, con uve di Chardonnay, Pinot nero e Pinot Bianco, quest’ultimo consentito fino ad un massimo del 50%. La resa massima consentita è di 120 quintali di uva per ettaro. La vendemmia si effettua tra la prima decade di agosto e la prima di settembre, in base all’andamento climatico dell’anno, e si svolge rigorosamente a mano per garantire la qualità degli acini di uva. I grappoli sono disposti in cassetta e trasportati in cantina dove il raccolto di ogni vigneto è vinificato separatamente: le uve vengono sottoposte a pressature piuttosto delicate per garantire il frazionamento dei mosti e la qualità dei vini base.
Vediamo adesso le operazioni in cantina per capire come si fa il Franciacorta.
Spremitura
Come per la produzione di qualunque vino, dalla spremitura delle uve si ottiene il mosto-fiore che rappresenta la base per la produzione del Franciacorta. Giunta la primavera dell’anno successivo alla vendemmia, il mosto-fiore fornisce la cuvée. Se il Franciacorta è prodotto con le cuvée di un singolo anno, allora si avrà un Franciacorta millesimato. Alternativamente, il produttore procederà all’assemblaggio di vini-base Franciacorta, anche di diverse annate, in base alle caratteristiche che vuole conferire al proprio prodotto.
Tiraggio
Per tiraggio s’intende l’imbottigliamento dei vini base assemblati (cuvée) a cui vengono aggiunti lo zucchero ed i lieviti che svolgeranno una seconda, e piuttosto lenta, fermentazione. In questa fase, all’interno della bottiglia, si genera anidride carbonica (alla base della presa di spuma), con conseguente incremento della pressione interna che può raggiungere anche le 7 atmosfere.
Affinamento
Durante la fase di tiraggio, le bottiglie sono state accatastate in posizione orizzontale nelle cantine e sigillate mediante un tappo metallico a corona. Terminata la fermentazione (presa di spuma), che in sostanza corrisponde alla fine dell’efficacia dei lieviti, il Franciacorta raggiunge il suo specifico profilo sensoriale ed aromatico.
A questo punto, il contenuto delle bottiglie riposa sui lieviti per un tempo variabile a seconda della tipologia di Franciacorta:
- Franciacorta non millesimato per almeno 18 mesi
- Franciacorta Satèn e Franciacorta Rosé non millesimato per almeno 24 mesi
- Franciacorta Millesimato, Franciacorta Millesimato Satèn e Franciacorta millesimato Rosé per almeno 30 mesi
- Franciacorta Riserva, Franciacorta Riserva Satèn, Franciacorta Riserva Rosé per almeno 60 mesi.
Scuotitura e sboccatura
Terminato il periodo di riposo, le bottiglie sono posizionate su appositi cavalletti (detti anche pupitres), ruotate giornalmente di 1/8 di giro ed inclinate progressivamente per favorire lo spostamento del sedimento dei lieviti verso il collo della bottiglia in circa 3-4 settimane. Questa operazione assume il nome di scuotitura o remuage.
L’operazione finale di tutto questo lavoro in cantina prende il nome di sboccatura. Le bottiglie sono poste in posizione verticale ed il collo è immerso in una soluzione refrigerante per creare un “tappo” di ghiaccio ed intrappolare completamente il deposito di lieviti. Il tappo metallico viene rimosso ed il residuo ghiacciato, grazie alla pressione interna, viene violentemente espulso con una minima perdita di vino.
Per riportare il volume al livello iniziale si introduce una piccola quantità di vino per i Franciacorta non dosati, oppure si aggiunge lo “sciroppo di dosaggio”, composto da vino base Franciacorta e zucchero in quantità tale da determinarne la tipologia: Dosaggio zero, Extra Brut, Brut, Extra Dry, Sec o Demi-sec. Per maggiori informazioni sulla tipologia degli spumanti in genere leggi Tipologie degli spumanti.
Da come si fa il Franciacorta alla sua commercializzazione
Ci siamo, siamo arrivati alla fine dell’articolo su come si fa il Franciacorta! Le bottiglie sono chiuse con il classico tappo a fungo di sughero, ancorato con una gabbietta metallica. Ultimato il confezionamento, prima della commercializzazione, su ogni bottiglia è applicato il contrassegno di Stato italiano, che certifica la denominazione DOCG del Franciacorta, rilasciato solo se il vino ha superato tutti i controlli qualitativi, dall’analisi chimico-fisica a quella organolettica. Sul sigillo sono presenti il nome della Denominazione di Origine Controllata e Garantita Franciacorta, un codice alfanumerico univoco che indica la specifica bottiglia, l’indicazione della capacità della bottiglia ed il logo distintivo della Denominazione, la cosiddetta “F merlata”.